Vorrei vedere un impegno diffuso, capillare, costante dei governi, degli enti, delle aziende per la ricerca estrema.
Ma quella estrema nel senso “estremo” del termine. Quella che sembra da visionari, da sognatori, per qualcuno inutile.
Quella che oggi mi fa pensare che un giorno verrano stampati in 3D, in tempo reale in ospedale, i ricambi ossei per una persona incidentata.
Quella che riuscirà a fornire calorie, proteine, vitamine ad ogni essere vivente.
Quella che ci darà energia per il nostro calore, cibo, benessere. [ma non al 5% della popolazione]
Quella che ci lascerà più tempo per pensare, amare, accudire.
Quella che ci aiuterà a preservare l’unico pianeta che al momento ci può accogliere.
Quella che aprirà porte concettuali, teoriche con sbocchi inimmaginabili.
Nonostante computer, elettronica, medicina, biologica, agricoltura siamo comunque ancora in un medioevo di disparità, inefficienze, sofferenze.
Senza ricerca, tentativi, evoluzioni, errori, prove e riprove saremmo ancora in una caverna, forse alla luce di un fuoco a scannarci per un po’ di cereali raccolti o un animale ucciso.