Mi sto scontrando con un problema. Non riesco a “sbloccare” il fluire delle parole del mio attuale progetto di scrittura di un libro.
Eppure ho preparato la base della trama, la definizione di quasi tutti i personaggi – compresi alcuni caratteri secondari – le suddivisioni temporali principali, alcuni rimandi interni.
Mi fermo a quello che posso considerare il confine tra un racconto ed un romanzo. Devo capire e, soprattutto imparare, come passare da 20 pagine – che, nella loro forma attuale, non mi soddisfano – a qualcosa di ben più ampio; la trama, gli spazi, i tempi, gli avvenimenti sottesi da essa lo consentirebbero pienamente.
Non voglio scrivere un racconto. So che non affronta il tema di cui intendo parlare con la profondità che voglio attribuirgli.
Con i dettagli, i tempi, gli scenari, i dubbi, gli eventi in cui perdersi.
Chissà quante persone ci sono passate prime di me; ma vedo uno sbocco.
Parlandone, mi è stata data una buona idea per identificare quella che probabilmente è la causa di questo blocco: sto adottando, nella scrittura, un approccio simile a quello che mi tocca utilizzare sul lavoro. Un approccio analitico teso a concentrarsi sull’essenziale – adottando le regole 80/20 o 95/5 in base al contesto – che mi portano a restare “incanalato” nel filone principale del racconto. Filone inevitabilmente scarno, troppo lineare, sintetico.
In pratica illeggibile. Quasi un riassunto o poco più.
Capire l’esistenza di questo problema e – forse – la sua causa è il primo step per affrontarlo e risolverlo.
Complimenti, per me la scrittura inventata con trama è la cosa più difficile in assoluto, non riuscirei mai a scrivere un vero racconto o romanzo!
Puoi provare a ri-immaginare come se fossi lì le varie scene che hai scritto brevemente, e successivamente descriverle nei vari dettagli visivi, uditivi, interiori, di pensiero ecc… per ampliarle, come a rendere l’esperienza per farla condividere! 🙂
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Aspetta a farmi i complimenti… Non ho ancora scritto quanto volevo 😦 grazie invece per il consiglio. Dan
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Figurati! 🙂 il complimento è a prescindere per l’idea! 😊
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Ti parlo della mia esperienza personale. Io, a un certo punto , mi lascio andare. Lascio agire liberamente i personaggi, forse faccio semplicemente parlare il mio umore nel momento in cui scrivo, però il risultato è la spontaneità propria del quotidiano e gli scenari acquistano spessore e particolari, li vedo con occhi nuovi, portando dentro la storia stralci di memoria e guizzi di realtà fresca, appena vissuta. Per me questa fase non è problematica, casomai mi resta difficile mettere degli argini a questi rigagnoli, che rischiano di ingrossarsi troppo…
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Grazie della tua osservazione. Evidentemente hai un dono, sfruttalo!
Purtroppo in quello stato mentale in cui il testo fluisce libero mi capita troppo raramente di ricadervi.
Come agirò visto che voglio scrivere (pe rmotivi miei)? Ordine e metodo anche per questo tema, partendo dalle cause principali – approccio che adotto anche il lavoro – e migliorerò anche io! 🙂
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In bocca al lupo!
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Come disse la mamma di cappuccetto rosso?! 🤣
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Come ti capisco. 😊
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Ciao e benvenuta. Stessa situazione anche per te?
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Esatto. Scrivo e amo la scrittura sintetica. Quelli che io chiamo “frammenti” o storie brevi. Il romanzo abbisogna di un lavoro lento di costruzione e schemi e limatura che non rientra nel mio stile. Ma mai dire mai. 😉
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Capisco il tuo punto di vista ma credo che pure una storia breve o brevissima abbia bisogna di un lavoro di limatura, non di costruzione schemi ma di limatura sì.
In che genere ti cimenti?
Dan
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Poesia e racconti brevi. Scrivo di getto da sempre. Difficilmente rivedo. Son fatta così, ahimè. 😉
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Yesssss😀
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