Mi sembra che il pensare sia percepito o ritenuto molto difficile. Questo credo che sia uno dei motivi per cui la maggior parte della gente la vedo giudicare frettolosamente, piuttosto che seguire un ragionamento approfondito, per step, con obiezioni, ipotesi, rettifiche, validazioni.
Tipicamente su eventi o concetti dei quali non si ha visione d’insieme ma solo una infarinatura o – peggio – una info di terza mano derivante da un servizio di informazioni con le sue dinamiche e, soprattutto, i suoi interessi economici o politici.
Senza numeri, dati certificati che consentano di passare dal qualitativo al quantitativo.
Non nego che il pensare approfonditamente, valutando pro e contro, cause ed effetti, soppesando conseguenze, risultati, valutando motivazioni, spinte, passioni richiede fatica mentale e tempo. Ma ciò ritengo che non sia affatto motivo valido per esimersi dal farlo.
Una conseguenza interessante del consumo di tali risorse mentali e tempo è, quindi, che chi riflette tende a non “sparare” giudizi: praticamente lapalissiano, ma se lo considero in questo modo, assume una sfumatura diversa.