Sto guardando la mia mano. Non è più giovane e liscia, ma ha la sua/mia età, con molte piccole rughe e la pelle secca, poco elastica; ma è ferma, utilissima, insostituibile.
La guardo. La posso guardare. La posso anche immaginare mentalmente.
E mi chiedo se fa “parte di me” e se io faccio parte di qualcosa.
E’ un esercizio di osservazione, concentrazione, meditazione. C’è un Universo in una mano. C’è un Universo nei relativi pensieri.
C’è il mio sangue, dentro; proviene dal mio papà e dalla mia mamma. Le sue vene pulsano e mi fanno capire che è viva. Non la “associo” a me; ma è viva. Pure io sono vivo.
Pure io sono vivo: qualunque sia il significato di “vivo”.
E’ composta da atomi: ossigeno, carbonio, idrogeno,azoto, calcio e fosforo in primis, poi potassio, solforio, sodio, cloro, magnesio, ecc. Che storia hanno avuto? Come me la immagino?
Non è importante la loro storia? Sì; sono esistiti, passati – immutabili, ma mescolati, uniti, scambiati – veri viaggiatori, fusi tra loro in cangianti molecole – attraverso la nascita dell’Universo, la formazione del nostro pianeta, la sua preistoria, storia, cronaca ed ora sono qui, a costituire la mia mano, in questo giorno del 2019, da quasi 50 anni.
Ora loro sono qui. Nella mia mano, al suo interno o sulla sua superficie, in continuo scambio.
In me. Mentre io sono qui.
IO. QUI. Questa è la sintesi.
Qualunque significato abbiano il tempo e la parola “io”.
Io inteso come entità separata. Ed è un errore. Io inteso come temporanea combinazione di atomi.
Per loro – atomi – non è finita la storia.
Per me molto prima, credo. [Questo è un problema. Non ci voglio pensare adesso. Non ci so pensare. Non ci voglio pensare.]
Ne nasce un pensiero. Ed esso è staccato, autonomo da me?
Io sono i miei pensieri? No.
Per loro – atomi – l’avventura prosegue e si fa di nuovo vita, calore, abbracci, pensieri, reazioni chimiche.
Ed è meraviglioso. Mi dà fiducia.
C’è futuro e c’è speranza. C’è Vita di nuovo. C’è Vita e ci sarà Vita.
Sempre.
C’è Vita nel tempo. Illusione che non so capire.
Non c’è una Fine oltre me.
Morte, nascita, rinascita. E poi rinascita di nuovo. E di nuovo.
E’ un miracolo.
Lacrime e pensieri.
E questo pensiero di connessioni infinite non si applica solo alla mia mano, ma a tutto il mio corpo. Al corpo di ogni cosa, di ogni essere vivente pianta, fiore, insetto, animale, uomo o donna che sia.
Ad ogni cosa.
Sto guardando di nuovo la mia mano sinistra.
Ho solo pensato alla storia di alcuni dei suoi atomi, 2 o 3.
Magari uno di loro è “appartenuto” a Beethoven o Galileo…
E’ poi passato per lo stomaco di un elefante o una farfalla e poi mangiato di nuovo da una mosca, un ragno, un geco, un fenicottero…
Era in un ramo di un albero poi diventato un tavolo e poi bruciato in un camino…
Era in una nuvola o in una colata di lava, evaporando nel cielo…
Non so esattamente da quanti atomi sia composta ora – dovrebbe essere un numero vicino 2,5*10^25 e sono sicuro che ognuno di essi, come i pochi cui ho accennato, ha una sua storia pazzesca.
Quindi la realtà supera di gran lunga la mia fantasia.
La mia comprensione.
Ed è meraviglioso.
E’ così che funziona l’Universo.
Lasciamolo funzionare che fino ad ora ha fatto miracoli.
2,5*10^25: E’ un numero che non riesco ad immaginare. Scriverlo sì: ma non è la stessa cosa.
Ad ogni respiro – ad ogni secondo, ad ogni battito del mio cuore – che cosa cambia?
Quanti atomi scambio?
Che l’unione con Universo è sempre più stretta. Va sentita.
Non la so sentire come vorrei ma, proprio come disse Margherita Hack, siamo “figli delle stelle”.
Sono figlio delle stelle.
Sono figlio e parte dell’Universo, della storia, della biologia, degli eventi accaduti su questo pianeta. Dal 1972 ne sono minuscola parte “attiva”. Sono parte di questo rimescolare immenso. Sono figlio delle stelle: mi è servito ragionarci per sentirlo.
Non lo so “sentire” direttamente. E un mio limite.
Ma ora lo sento. E mi cambia.
Mi cambia in meglio.
Cosa c’è dietro? C’è un enorme, infinito, immenso, cosmico pensiero, meccanismo, divinità – non so come tentare di descriverlo – non ne ho il potere per descriverlo.
C’è una Unità che emerge chiaramente in questo magico, infinito, continuo rimescolamento.
Bellissimo! 🚀
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Grazie 🙏
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Il Tutto comprende appunto tutto: te, me, la tua mano, la mia, le nostre molecole, solo mi chiedo: potrà o vorrà, in un tempo remoto contrarsi in sé stesso fino a comprenderci nello spazio virtuale di una pesantissima minuscola pietra? Chi avrà pietà della nostra consapevolezza?
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