C’è un “nucleo” – ora non so come meglio definirlo – al mio interno.
Lo visualizzo e percepisco qualche centimetro dietro agli occhi.
Piccolo, centrale, denso.
A modo suo è pesante, ma in un modo diverso rispetto al concetto di massa.
Credo che ci sia da sempre, dalla mia nascita.
Non mi è chiaro cosa sia.
Tutto il mio percepito parte radialmente da esso. E ritorna in esso.
Sto trovando uno spazio interiore cui il nome più adatto mi sembra “Regno delle domande senza risposta”.
Non era mia volontaria intenzione cercarlo.
Ma vi sono giunto. Mi stava aspettando?
Ed ora non riesco più ad uscirne.
Gli altri regni stanno progressivamente passando in secondo piano.
È il regno nel quale la recherche diventa più affascinante, ma anche ricca di insidie.
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L’abisso entro il quale si rischia di cadere per sempre.
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